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Questa mattina il Corriere del Ticino riporta in terza pagina un articolo di Fabio Metitieri; non conosco personalmente chi sia, ma so che non solo non ha un blog, ma mi è capitato di leggere i suoi interventi nei commenti di blog altrui, commenti volutamente non certo educati e costruttivi, che lo fanno ricadere di diritto tra i Troll.

Chissà se anche quelli del CDT lo conoscono sotto questo aspetto…

Ecco l’articolo completo:

BLOG E DINTORNI: ALLA RICERCA DELLA CONVERSAZIONE PERDUTA

FABIO METITIERI

I
blog e la blogosfera, utili come re­ti sociali, sono tutt’altro che perfet­ti come contenitori universali di ogni conversazione on line. Nati ver­so il 1999, i blog si avviano verso il de­cennio di vita e sono un fenomeno or­mai maturo e dal quale è difficile aspettarsi ulteriori novità. Al contra­rio, dopo anni di esaltazione e di teo­rie sulle loro potenzialità, oggi i blog suscitano dubbi e critiche tra gli stes­si blogger, delusi perché le rivoluzioni che avrebbero dovuto determinare non si sono ancora viste e probabilmente non si vedranno mai.
Concepiti per scrivere i resoconti del­le navigazioni on line e per condivi­derne i relativi link con gli altri, i blog hanno una struttura a post, con arti­coli inseriti in alto che fanno scorrere verso il basso gli interventi più vecchi. Quasi tutti hanno dei commenti, me­no visibili dei post e non sempre indi­cizzati dai motori di ricerca, anche questi da inserire e da leggere al con­trario, con i più recenti in alto e i pri­mi in fondo all’elenco. A parte il tito­lo
dei post e la loro sequenza tempo­rale, non ci sono altri modi per orga­nizzare le informazioni, salvo la pos­sibilità, secondo i principi della fol­ksonomy, di etichettare ciascun arti­colo con una o più parole chiave de­scrittive, i tag. Questa struttura abba­stanza primitiva ha iniziato a mostra­re i suoi limiti quando i diari perso­nali si sono evoluti in veri e propri strumenti di scambio di informazioni e di dibattito.
Il confronto con altre modalità di con­versazione on line è d’obbligo. Nelle funzioni di base un blog non è molto diverso dalle liste di discussione, do­ve manca però la distinzione tra il pa­drone del blog e i semplici commen­tatori, perché più persone discutono in modo del tutto paritario. Anche i vecchi newsgroup sono abbastanza si­mili alle liste e in entrambi i casi le in­formazioni risultanti dalle discussio­ni, proprio perché frutto di un dibat­tito aperto, vengono ritenute più at­tendibili dalla maggior parte dei na­vigatori. I newsgroup hanno un ulte­riore vantaggio: i subject, cioè i titoli delle discussioni, vengono organizza­ti secondo un albero gerarchico, faci­litando la navigazione tra gli argo­menti a cui si è interessati. Liste e new­sgroup, inoltre, sono dei forum a sog­getto, ciascuno dedicato a un singolo tema, e una legge non scritta vieta di aprirne un altro su uno stesso argo­mento a cui è già dedicato un gruppo
ben funzionante. Un altro aspetto mol­to apprezzato da chi usa liste e new­sgroup è che quasi sempre le regole della conversazione in questi forum sono stabilite in modo chiaro e ugua­le per tutti.
Nei blog valgono delle leggi opposte: i diari on line non sono quasi mai spe­cializzati e i post saltano dalla politi­ca alle vicende personali, dalla recen­sione di un libro alla descrizione di un nuovo software. Inoltre uno strano concetto di educazione prescrive che per rispondere a un post occorre apri­re un proprio blog e scrivere lì dei pro­pri post. Che ognuno abbia un blog è necessario anche perché ciascun pro­prietario può gestire il proprio spazio come meglio crede, persino censuran­do arbitrariamente i commenti, sen­za doverne rendere conto a nessuno. Di blog in blog, la conversazione crea così una rete di rimandi e di salti che è impossibile seguire con ordine, an­che se qualcuno inserisce i
trackback, dei link che come briciole di pane su un sentiero segnalano quali altri au­tori hanno citato un determinato post. Le cosiddette tag cloud, le nuvole di etichette che dovrebbero permettere di raggruppare le informazioni per ar­gomento, non sono di grande aiuto e rappresentano invece un’involontaria metafora del caos che nella blogosfe­ra appiattisce ogni discorso, lascian­dolo senza un vero dibattito, perso in un cielo indistinto. Una ricerca con Google non risolve il problema, sia perché il gioco dei link reciproci fa sa­lire in classifica soltanto i blog più no­ti, impedendo a quelli meno famosi di emergere, sia perché i motori restitui­scono non l’intera conversazione, ma dei singoli post decontestualizzati e impossibili da valutare.
Oggi, dopo che anche alcuni tra i più convinti sostenitori dei blog, quali Da­ve Winer o Geert Lovink, stanno cri­ticando gli insuccessi e i difetti della blogosfera, occorre ammettere che la conversazione on line ha bisogno di contenitori migliori e che è necessario iniziare a pensare a qualcosa di di­verso.

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