Un articolo recentemente pubblicato da Nature Geoscience su uno studio condotto da ricercatori dello US Geological Survey e del Saudi Geological Survey ha messo in evidenza come lo sciame di 30’000 scosse di terremoto registrate lo scorso anno in Arabia Saudita siano da attribuire ad una risalita del magna proveniente dal mantello; questo tipo di evento causa appunto uno sciame composto da svariate migliaia di piccole scosse, che si differenziano dai classici terremoti dovuti a movimenti tettonici in cui ad una scossa di forte intensità ne seguono altre secondarie di assestamento.
Solitamente la risalita del magna dal mantello genera una camera magmatica e successivamente un’eruzione vulcanica; ma questa volta il magna, arrivato fino a due chilometri di profondità, e si è espanso intrudendosi nelle rocce con uno spessore limitato a circa un metro ma estensione di svariati chilometri, dando origine ad un dicco. Ed è proprio questa la caratteristica interessante; infatti la zona coinvolta in Arabia disterebbe circa 200 chilometri dalla zona di frattura posta sotto al Mar Rosso dalla quale si ipotizza sia risalito il magma proveniente dal mantello che poi si è infilato sotto l’Arabia Saudita.
L’importanza di questo studio sta proprio nell’osservazione su come fenomeni legati alla tettonica a placche ovvero zone di rift riescano a far sentire il proprio effetto a distanze molto superiori rispetto a quanto sino ad ora si immaginava.
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