Ci svegliamo a Saariselkä con il cielo sereno e ancora negli occhi il sole di mezzanotte della sera prima; lasciamo lo chalet per raggiungere nel pieno silenzio della foresta l’edificio dove fare colazione, quindi carichiamo tutto in macchina e partiamo lungo la E75 in direzione Nord. Il traffico è praticamente inesistente e la continuità della foresta è interrotta solo da qualche laghetto che compare improvvisamente tra gli alberi o una piazzola in cui si trovano i classici souvenir della zona.
In questo modo raggiungiamo velocemente Ivalo e quindi poco dopo Inari dove facciamo il pieno di benzina prima di lasciare la E75 e prendere la 92 che ci porterà al confine Norvegese; questo tratto di strada inizialmente è un continuo salire e scendere con un effetto montagne russe, circa 70 km in cui l’unico segno di vita è dato dalle renne ai bordi della strada o direttamente sulla strada stessa. I chilometri scorrono velocemente, c’è da dire che si viaggia costanti su strade con poco traffico e senza rallentamenti di sorta. Arriviamo quindi a Karigasniemi: abbandoniamo la Finlandia per entrare in Norvegia.
A questo punto invece di proseguire per Lakselv e quindi in direzione Capo Nord, visto che siamo in anticipo sulla tabella di marcia, a Karasjok decidiamo di fare una breve (125 km) deviazione per raggiungere Kautokeino percorrendo la 92 e infine la 93; anche in questo caso la strada è estremamente scorrevole e impostato il cruise control si viaggia costanti per poco più di un’ora.
Kautokeino rappresenta la principale residenza invernale dei sami, infatti non è raro incontrarli nel paese con i loro tradizionali vestiti ed è sede in primavera e autunno di una grandissima fiera di bestiame. Distante un paio di ore da Alta, Kautokeino è composta da una serie di case sparse lungo la strada principale e non offre molto se non la Juhls’ Silver Gallery ovvero una galleria con annessi laboratori, creata da Frank e Regine Juhls, orafi provenienti dal sud del paese, che offre ornamenti e gioielli prevalentemente in argento che rappresentano i motivi e le tradizioni del popolo sami.
Ritorniamo quindi sui nostri passi e presa la E6 arriviamo a Lakselv; siamo pronti per percorrere gli ultimi 160 km che ci porteranno a Honningsvåg, sull’isola di Magerøya: la strada corre lungo il fiordo, il paesaggio cambia e diventa molto più aspro, poco per volta gli alberi scompaiono e non è raro incontrare qualche renna anche sulla strada. E’ un tratto molto suggestivo, da percorrere godendosi il paesaggio fino ad arrivare all’imbocco del tunnel sottomarino che permette di sostituire il traghetto che un tempo era necessario per raggiungere l’isola; inizialmente a pagamento dallo scorso anno è diventato gratuito, ha una lunghezza di 6870 m e una profondità di 212 m sotto il livello del mare. Dopo aver superato il tunnel in meno di 20 km siamo a Honningsvåg, piccolo paese di ca. 2500 persone nel cui porto fanno tappa le crociere che portano i turisti a visitare Capo Nord, distante ca. 30 km
A Honningsvåg si trovano due hotel, quelli principali, della catena Rica, il Rica Honningsvåg e il Rica Brygge, entrambi piuttosto cari, mediamente devi considerare almeno 250 CHF a notte per la camera doppia con colazione. Se vuoi scegliere uno di questi ti consiglio il secondo ossia il Rica Brygge, quello in cui siamo stati noi quest’anno, che è stato ristrutturato recentemente e che è più calmo e in una posizione migliore del primo che invece è preso d’assalto dai gruppi dei viaggi organizzati. Altrimenti altre sistemazioni sono rappresentate da piccoli alberghi gestiti dalle famiglie locali di pescatori, come ad esempio l’hotel Arran a Kamøyvær, a 10 km da Honningsvåg in direzione Capo Nord, che è ricavato da vecchie case dei pescatori; lo standard non è quello classico dell’hotel ma è comunque accogliente e pulito. Altre possibilità di alloggio sono rappresentate da campeggi, oppure alberghetti o case private nei paesi di Skarsvåg o di Gjesvær.
Arrivati in Hotel e riprese le forze andiamo a mangiarci un bel piatto di renna al Corner Cafè, ristorante/pub vicino al porto; il giorno dopo abbiamo provato anche la balena che non ci è piaciuta così tanto come la renna. In realtà avremmo voluto provare il granchio gigante al Restaurant Terrace di Gjesvær, piccolo ristorante che serve prevalentemente piatti di pesce, ma purtroppo la sera in cui siamo andati non ne avevano.
Terminato il piatto di renna andiamo a Capo Nord a vedere il sole di mezzanotte: siamo fortunati e il tempo è bello, lo spettacolo è unico! L’entrata a Capo Nord, ovvero la possibilità di parcheggiare e fermarsi, è a pagamento, anche in questo caso l’importo è piuttosto caro. Il biglietto è valido 48 ore e quindi è possibile tornarci quante volte si vuole nell’arco di questo periodo; nell’edificio principale si trova un ristorante, bar, l’immancabile negozio di souvenir, una sala cinematografica che proietta costantemente un film su Capo Nord ecc. Se si pensa di tornare in futuro è possibile aderire al The Royal North Cape Club che da diritto all’entrata gratuita a Capo Nord a vita.
Il giorno successivo lo dedichiamo interamente a visitare l’isola di Magerøya, in particolare i paesini di Skarsvåg e Gjesvær; da quest’ultimo è possibile partire per il Bird Safari della riserva naturale di Gjesværstappan raggiungibile in pochi minuti di navigazione; il giro dura circa due ore ed è possibile osservare un notevole numero di colonie di uccelli tra i quali anche le famose pulcinella di mare.
Ritorniamo quindi ad Honningsvåg e ci mangiamo un piatto di spezzatino di balena, che come dicevo non ci soddisfa come la renna. Facciamo un ultimo giro a Capo Nord ma il tempo è peggiorato, nuvole basse e pioggia ci impediscono di vedere anche questa sera il sole di mezzanotte.
Torniamo in hotel, prepariamo le valigie per il giorno dopo e ci addormentiamo con il chiaro.
Prossima tappa: Tromsø.
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