Lasciamo The MSG Sphere e gli eccessi di Las Vegas e ci dirigiamo verso la Death Valley che attraverseremo facendo tappa all’Area 51 Alien Center, Rhyolite e Rainbow Canyon per poi raggiungere Fresno che sarà la nostra base per visitare gli ultimi due parchi del nostro viaggio, ovvero Sequoia e Yosemite.
L’Area 51 Alien Center è una stazione di servizio, negozio di souvenir e attrazione turistica situata lungo la Highway 95, vicino alla città di Amargosa Valley, Nevada. È a circa 150 chilometri a nord-ovest di Las Vegas, sulla strada che conduce verso l’Area 51.
Il luogo sfrutta l’immaginario popolare relativo agli alieni e all’Area 51. Il suo design e la sua tematizzazione richiamano elementi legati agli UFO e agli alieni, con statue di alieni giganti, luci al neon verdi e decorazioni eccentriche; offre una combinazione di stazione di servizio, negozio di souvenir a tema alieno e ristorante. Al suo interno, i visitatori possono acquistare souvenir come magliette, tazze, oggetti decorativi, e altri gadget legati alla cultura aliena e all’Area 51. Si trova anche un diner che serve cibo e bevande, spesso con nomi creativi legati al tema extraterrestre.
L’Area 51 Alien Center è diventata una fermata popolare per i turisti che percorrono la strada verso l’Area 51 o che vogliono semplicemente vivere un’esperienza divertente legata al tema degli alieni. Pur non essendo vicino all’effettiva Area 51, attira coloro che sono affascinati dal mistero della base militare.
Dopo un breve stop per le foto di rito, proseguiamo verso Rhyolite.
Rhyolite è una città fantasma situata nel deserto del Nevada, vicino al confine con la California, non lontano dall’ingresso della Death Valley. Fondata durante la corsa all’oro dei primi del XX secolo, Rhyolite è uno dei siti più affascinanti e fotografati degli Stati Uniti per chi è appassionato di storia e di città fantasma. Oggi è un luogo popolare per turisti e fotografi, grazie alle rovine ben conservate e alla suggestiva atmosfera.
Rhyolite nacque quando furono scoperti depositi significativi di oro nella zona circostante. Questa scoperta attirò migliaia di cercatori d’oro, imprenditori e investitori, e la città crebbe rapidamente.
All’apice del suo sviluppo, tra il 1905 e il 1908, Rhyolite era una fiorente città mineraria con una popolazione che si stima fosse tra i 4.000 e i 6.000 abitanti. La città era dotata di tutte le comodità dell’epoca: aveva banche, un ospedale, una stazione ferroviaria, una scuola, hotel, negozi e persino una sala da ballo e un’opera. La miniera più grande e redditizia della zona era la Montgomery Shoshone Mine, che attrasse investimenti significativi, facendo sì che la città venisse considerata una delle più promettenti della regione.
Dopo alcuni anni di prosperità, la produzione d’oro cominciò a diminuire, e la crisi finanziaria del 1907 ebbe un impatto devastante sulla città. Gli investimenti si fermarono e i prezzi dell’oro crollarono. Nel 1911, la Montgomery Shoshone Mine chiuse ufficialmente, segnando l’inizio della fine per Rhyolite. Molte persone lasciarono la città in cerca di nuove opportunità, e la popolazione diminuì rapidamente.
Nel 1916, la maggior parte dei residenti se ne era andata, lasciando dietro di sé una città vuota e abbandonata. Nel giro di pochi anni, Rhyolite era diventata una vera e propria città fantasma.
Nonostante il declino e l’abbandono, diverse strutture di Rhyolite sono ancora in piedi, rendendola una delle città fantasma meglio conservate del Nevada.
- Banca Cook: Le rovine più iconiche di Rhyolite sono quelle della Banca Cook, costruita nel 1908. Questo edificio di tre piani in cemento armato era una delle strutture più imponenti della città, con vetrine e interni lussuosi per l’epoca. Oggi rimangono solo le pareti esterne.
- Depot ferroviario: L’antica stazione ferroviaria è un’altra delle strutture meglio conservate. Costruita nel 1909, è stata in funzione per qualche anno prima della chiusura delle miniere. È un grande edificio in pietra che offre un’impressione della vita attiva che un tempo animava la città.
- Casa delle bottiglie: Un’altra attrazione singolare è la Tom Kelly Bottle House, una casa costruita nel 1906 interamente utilizzando bottiglie di vetro al posto dei mattoni. Questa casa è stata restaurata e rimane uno dei punti più visitati e fotografati di Rhyolite.
- Goldwell Open Air Museum: Questo museo a cielo aperto si trova vicino a Rhyolite e ospita una serie di sculture d’arte contemporanea che contrastano con l’ambiente desertico. La più famosa è “The Last Supper” (L’Ultima Cena) dell’artista belga Albert Szukalski, un’opera inquietante in cui figure spettrali simili a fantasmi rappresentano la famosa scena biblica.
Anche se è una città fantasma, Rhyolite attira ogni anno migliaia di visitatori. È facilmente accessibile da Beatty, Nevada, ed è una tappa popolare per coloro che visitano la Death Valley National Park.
Le rovine di Rhyolite, insieme al paesaggio desertico che la circonda, sono una meta molto ambita per i fotografi. Il contrasto tra le strutture in rovina e il cielo del deserto offre scatti suggestivi, specialmente al tramonto o all’alba.
Rhyolite si trova a circa 190 km a nord-ovest di Las Vegas, sulla strada statale 374, a pochi chilometri dalla cittadina di Beatty. L’ingresso a Rhyolite è gratuito e aperto tutto l’anno. Tuttavia, è importante ricordare che le strutture sono fragili e si trovano in un ambiente desertico, quindi è consigliabile fare attenzione e rispettare le rovine.
Rhyolite è apparsa in vari film e video musicali grazie alla sua atmosfera misteriosa e isolata. È stata utilizzata come location per pellicole western e per video di artisti come U2.
Il nome “Rhyolite” deriva dal tipo di roccia vulcanica (riolite) presente nella zona, che si credeva indicasse la presenza di minerali preziosi.
Lasciamo quindi Rhyolite per fare ingresso nella Death Valley
La Death Valley (Valle della Morte) è uno dei luoghi più estremi e affascinanti degli Stati Uniti, situata nella California orientale, al confine con il Nevada. Fa parte del Deserto del Mojave ed è conosciuta per essere il luogo più caldo e uno dei più aridi del pianeta.
La Death Valley si estende per circa 225 chilometri in lunghezza e 8-24 chilometri in larghezza, all’interno del Death Valley National Park, che copre un’area di circa 13.650 km². È famosa per il punto più basso del Nord America, Badwater Basin, che si trova a 86 metri sotto il livello del mare, curiosamente, è vicino a una delle cime più alte degli Stati Uniti continentali, il Monte Whitney, che si erge a 4.421 metri; è circondata da diverse catene montuose, tra cui i Monti Panamint a ovest e i Monti Black a est.
La Death Valley è il luogo più caldo della Terra. Il record ufficiale di temperatura più alta è stato registrato il 10 luglio 1913, quando si toccarono 56,7°C (134°F) a Furnace Creek. Tuttavia, in anni recenti, si sono registrate temperature sopra i 54°C. La valle è anche una delle zone più aride del mondo, con una media di meno di 5 cm di pioggia all’anno. Alcuni anni non ricevono precipitazioni significative. Le notti possono essere sorprendentemente fresche, soprattutto nei mesi invernali, con temperature che scendono sotto lo zero a volte.
Nonostante l’estrema aridità e le alte temperature, diverse specie di piante e animali sono riuscite ad adattarsi. Si trovano piante come il creosoto e il mesquite, che sono ben adattate alla scarsità di acqua. In anni di piogge eccezionali, la Death Valley può esplodere in un fenomeno raro chiamato superbloom, in cui i fiori selvatici ricoprono vasti tratti del deserto.
Tra gli animali che abitano la zona ci sono coyote, lucertole, serpenti, il desert bighorn sheep (pecora bighorn del deserto) e una varietà di insetti e uccelli che si sono adattati alle condizioni difficili.
I principali punti di interesse sono:
- Badwater Basin: Come detto, è il punto più basso del Nord America e uno dei luoghi più iconici della valle. Il bacino è spesso coperto da un sottile strato di sale, che crea un paesaggio surreale e bianco.
- Dante’s View: Un punto panoramico che offre una vista spettacolare sulla valle sottostante, situato a oltre 1.600 metri di altezza.
- Zabriskie Point: Famoso per le sue formazioni geologiche di colore giallo e marrone, è una delle località più fotografate della Death Valley.
- Mesquite Flat Sand Dunes: Dune di sabbia che offrono uno scenario simile a quello dei deserti del Sahara. Sono accessibili e molto popolari tra i visitatori.
- Artist’s Palette: Un insieme di colline con rocce dai colori vivaci dovuti all’ossidazione di diversi minerali, come il ferro e il manganese.
- Racetrack Playa: Questo lago asciutto è famoso per le “pietre mobili”, rocce che sembrano muoversi misteriosamente da sole, lasciando tracce visibili sul terreno piatto. Il fenomeno è stato spiegato scientificamente: sottili lastre di ghiaccio si formano occasionalmente durante le notti fredde, e quando si sciolgono e si muovono spostano le pietre.
Prima dell’arrivo degli europei, la Death Valley era abitata dai nativi americani, in particolare i Timbisha Shoshone, che si sono adattati a vivere in questo ambiente ostile per migliaia di anni.
Durante la corsa all’oro della California nel 1849, molti cercatori attraversarono la Death Valley, ma alcuni perirono a causa delle condizioni estreme, da cui deriva il nome “Valle della Morte”. Molti cercatori erano convinti che la valle fosse impraticabile per la sopravvivenza. La Death Valley divenne anche un importante sito per l’estrazione di borace alla fine del XIX secolo. Le famose “Twenty Mule Team” trainavano i carri di borace attraverso il deserto fino alle stazioni ferroviarie.
Fondato nel 1933 come monumento nazionale, il Death Valley National Park è diventato un parco nazionale nel 1994. È uno dei parchi più visitati degli Stati Uniti, noto per i suoi paesaggi alieni e le condizioni climatiche estreme.
Furnace Creek: Questa è una delle poche aree con infrastrutture turistiche nella Death Valley. Qui si trovano un hotel, un campeggio, un centro visitatori e un campo da golf (il campo da golf più basso del mondo)
Lasciate alle spalle Mesquite Flat Sand Dunes, il nostro viaggio prosegue verso Fesno, facendo però una tappa al famoso Rainbow Canyon.
Il Rainbow Canyon, noto anche come Star Wars Canyon, è una formazione naturale situata nella Death Valley National Park, in California, ed è rinomato per essere uno dei luoghi più spettacolari per osservare voli a bassa quota di jet militari. Questo canyon si è guadagnato il soprannome di “Star Wars Canyon” per il modo in cui i jet sfrecciano attraverso di esso, simile ai caccia spaziali che volano tra i canyon nei film della saga di Star Wars.
Il canyon si trova nella Panamint Valley, che fa parte della Death Valley, al confine tra la California e il Nevada. È facilmente raggiungibile dalla Highway 190 e offre un punto di osservazione noto come Father Crowley Vista Point, situato in cima al canyon.
Le pareti rocciose del canyon, che si innalzano fino a circa 200 metri, sono di diverse tonalità di rosso, arancione e marrone, da cui il nome “Rainbow Canyon”. Le formazioni geologiche, l’ambiente arido e i panorami drammatici rendono la zona spettacolare anche per i turisti e i fotografi.
Il Rainbow Canyon è stato una destinazione famosa per gli appassionati di aviazione e fotografi, poiché i jet militari della U.S. Air Force, Navy e Marines vi hanno condotto voli di addestramento a bassa quota. I piloti, spesso volando a velocità molto elevate e a quote di appena 60 metri sopra il fondo del canyon, usano l’area per simulare operazioni aeree in ambiente montano, praticando manovre di combattimento.
Il 31 luglio 2019, un grave incidente ha coinvolto un jet della Marina statunitense, un F/A-18E Super Hornet, che si è schiantato nel Rainbow Canyon durante un’esercitazione aerea. L’incidente ha avuto conseguenze fatali per il pilota e ha provocato ferite lievi a sette turisti che stavano osservando i voli dal Father Crowley Vista Point.
Il tenente Charles Z. Walker, 33 anni, della Marina degli Stati Uniti, perse la vita nell’incidente. Era un pilota esperto e stava conducendo un volo di addestramento standard quando il suo velivolo si schiantò contro una parete del canyon. Anche se l’indagine ufficiale non ha fornito immediatamente una spiegazione chiara delle cause dello schianto, incidenti di questo tipo possono essere attribuiti a una combinazione di fattori, tra cui l’alta velocità, la difficoltà delle manovre in un ambiente così stretto e impegnativo e possibili guasti meccanici.
I sette turisti che si trovavano nel punto di osservazione furono colpiti da detriti e da un’onda d’urto generata dall’impatto, ma fortunatamente riportarono solo ferite superficiali.
A seguito dello schianto, la Marina e l’Aeronautica decisero di sospendere temporaneamente i voli di addestramento nella zona, e l’incidente sollevò questioni sulla sicurezza dei voli a bassa quota in aree frequentate da turisti. Molti appassionati di aviazione, tuttavia, continuano a vedere il Rainbow Canyon come uno dei luoghi più iconici per assistere a voli militari.
Nonostante l’incidente, il Rainbow Canyon rimane una destinazione popolare per chi visita la Death Valley, soprattutto tra gli amanti dell’aviazione e della fotografia. La presenza dei voli militari aggiunge un elemento di eccitazione per i visitatori, che possono vedere i jet sfrecciare a velocità impressionanti attraverso le strette pareti del canyon.
Il soprannome “Star Wars Canyon” deriva non solo dalla somiglianza con le scene di battaglia tra astronavi nei canyon di Star Wars, ma anche dal modo in cui i jet si muovono tra le montagne come caccia spaziali. Questo ha contribuito a creare una certa mitologia attorno al luogo, attirando appassionati del franchise di fantascienza.
Anche se dopo l’incidente i voli non sono così frequenti come in passato, quando i jet militari usavano l’area regolarmente, i visitatori ancora oggi sperano di assistere a queste esibizioni aeree. Non esistono orari prestabiliti per i voli, quindi l’osservazione dei jet richiede spesso pazienza.
Lasciata l’area di parcheggio ai bordi del Rainbow Canyon il nostro viaggio riprendere in direzione di Fresno.
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